La scultura traccia una radice aurea e metropolitana dell’Albero dei Giusti. Un intrico di vie, una mappatura della linfa vitale che attraversa la città e che, posto alla base della pianta, si trasforma nel suo stesso nutrimento.
L’albero vive di quanto la terra di Milano sa donargli: del dialogo fra uomo e uomo, dell’inclusione e dell’accoglienza, e di tutte le ibridazioni filosofiche, religiose e artistiche che grazie a questi scambi avvengono.
Nell’ottone e nel corten, nuova humus ospitale, si concretizza l’idea di una comunità che convive, che armonizza i propri interrogativi, a partire da una ridefinizione della differenza come ricchezza.